sábado, octubre 14, 2006

 

tartesso


Tartesso è uno degli innumerevoli misteri archeologici che assillano gli studiosi. Citata più volte nell'antichità, veniva collocata in Spagna, sulla foce del Guadalquivir. Tartesso, città fondata in epoca preistorica da una popolazione iberica, di cui non è rimasto quasi nulla a causa della profonda romanizzazione della penisola iberica, è ricordata in numerosi testi classici e persino nelle sacre scritture. Tuttavia, a parte qualche limitata notizia, la storia di Tartesso è in gran parte sconosciuta. Lo studio della civiltà di Tartesso parte da un riferimento contenuto nel Crizia di Platone:
"Il suo (di Atlante) gemello e nato dopo di lui, a cui era toccata l'estrema parte dell'isola verso le colonne d'Ercole, presso quella regione che ora in quel tratto di mare è detta Gadirica, ebbe il nome di Eumelo, che nella loro lingua si dice Gadiro: e dal suo nome poté denominarsi quella contrada".

In quella zona era situata la città di Gades, l'attuale Cadice, che nel testo platonico ha dato il nome a Gadiro (oppure, secondo Platone, esattamente il contrario). La città di Gades fu fondata dai Fenici di Tiro circa nel 1100 a.C., in un'isola a 30 Km a sud-ovest da Tartesso. Gades era una colonia commerciale, che intratteneva rapporti di scambio proprio con la vicina città di Tartesso, estremamente ricca di materie prime, tra le quali era molto importante l'Argento. Uno dei primi riferimenti a Tartesso si trova nella Bibbia, nel cui I libro dei Re, 22, si legge:
"Il re ( Salomone) possedeva nel Mar Rosso la flotta di Hiram, e la flotta di navi da lungo corso; ogni tre anni la flotta delle navi da Tarsis portava oro, argento, avorio, scimmie e pavoni".

Nell'antichità, Tartesso era considerata estremamente ricca e florida. La città di Tartesso, che si trovava nei pressi dello Stretto di Gibilterra, commerciava sia con l'Europa che con l'Africa ed era poco conosciuta dai Greci. I primi a giungere a Tartesso furono i Fenici come attesta questo brano di Strabone, tratto dalla " Geografia" (libro III, 2.14):
"Io sostengo che di questi luoghi abbiano dato notizia i Fenici: costoro infatti occuparono fin da prima di Omero e le regioni migliori di Iberia e Libia e continuarono a essere padroni di quei luoghi finché i Romani non ne spezzarono il dominio. Anche queste sono prove della ricchezza dell'Iberia: i Cartaginesi che conquistarono con la forza la regione, al comando di Barca, dicono gli storici, trovarono che gli abitanti della Turdetania usavano stoviglie e pithoi (vasi ad uso alimentare) di argento. Si può capire dunque come gli uomini di questa zona, in particolar modo i capi, siano celebri perché longevi grazie al benessere eccezionale in cui vivono[...] Alcuni chiamano l'attuale Carteia Tartesso".
I Cartaginesi conquistarono la città di Tartesso prima dell'invasione di Amilcare Barca (nel 237 a.C.) della Spagna, e cioè nel VI secolo a.C. Tuttavia, i Fenici praticavano le coste della Spagna ancor prima del I millennio a.C. Di Tartesso e della sua civiltà sono rimasti pochissimi reperti, ritrovati durante gli scavi del professor Adolf Schulten di Erlangen, con l'aiuto dell'archeologo Bonsor e del geologo Jessen, negli anni venti del XX secolo. Gli archeologi ritrovarono nel 1923 un anello con strane iscrizioni, con caratteri simili all'alfabeto greco ed estrusco; poi, ritrovarono un blocco di muratura, che secondo Schulten, testimoniava l'esistenza di due città, una del terzo millennio a.C. e l'altra del millecinquecento a.C. circa. Gli scavi furono interrotti a causa dell'eccessiva altezza della falda freatica e gli archeologi, perciò, arrivarono alla conclusione che la città di Tartesso dovesse essere sprofondata. I Fenici giunsero nella zona di Tartesso verso il 1100 a.C. e fondarono la colonia di Ha-Gadir (Gadir classica, l'attuale Cadice), situata, all'epoca, su un'isola e diventata, in seguito, una penisola.
Ecco cme la descrive Plinio nella "Storia Naturale": libro IV,119-120:
"Ma proprio all'estremità della Betica, a 25 miglia dall'imbocco dello stretto, c'è l'isola di Cadice, lunga, come scrive Polibio, 12 miglia e larga 3. [...] L'isola ospita una città con abitanti di cittadinanza romana, chiamati Augustani della città Giulia di Cadice (Gades). Dal lato che guarda alla Spagna, a circa 100 passi, si trova un'altra isola... in cui prima c'era la città di Cadice. E' chiamata... Giunonide dai nativi. Timeo afferma che l'isola più grande è detta da questi ultimi Cotinusa; ma la nostra gente la chiama Tarteso, e i Cartaginesi Gadir, che è poi la parola per "siepe" in punico".
Dopo la conquista cartaginese, di Tartesso non si seppe più nulla.

Si continua a parlare di Tartesso in Erodoto (libro I,163), ma la descrizione che egli ne fa non è, ovviamente, a lui contemporanea:
"Giunti a Tartesso divennero molto amici del re di Tartesso che aveva nome Argantonio, che regnò per 80 anni, e visse in tutto 120 anni. A costui i Focei divennero tanto cari che dapprima li invitò ad abbandonare il loro paese e a stanziarsi nella sua terra dove volessero, e poi, poiché non riusciva a persuaderli, avendo da loro saputo che i Medi crescevano in potenza, diede loro denari per cingere di mura la città. E ne diede senza risparmio; il circuito delle mura di Focea misura infatti non pochi stadi, ed è tutto di pietre grandi e ben connesse".
In questo passo, viene riconfermata la posizione di Tartesso (libro IV,152):
"E poiché il vento non cessava di soffiare, attraverso le colonne d'Eracle (I Sami) giunsero a Tartesso, sotto la guida di un dio".
Erodoto ribadisce l'idea generale che Tartesso fosse una zona estremamente ricca e che la merce principale da essa commerciata fosse l'argento. Tartesso era ricordata quasi come un mito, ma la sua civiltà è stata reale. Nella zona di Tartesso abitava una popolazione estremamente evoluta, sicuramente influenzata dalla città: i Turdetani. Strabone, nella sua "Geografia" (libro III, 1.6), dà delle interessanti informazioni riguardo questa civiltà :
"La regione prende il nome di Betica dal fiume o di Turdetania dai suoi abitanti; e gli abitanti, i Turdetani, sono detti anche Turduli, tanto che alcuni indicano lo stesso popolo con i due nomi, mentre altri pensano a due popoli diversi; tra questi ultimi c'è anche Polibio, secondo il quale i Turduli abitano a nord insieme ai Turdetani; tuttavia ora tra i due popoli non esiste alcuna differenza. Questi sono considerati i più colti tra gli Iberi, tanto che si servono della scrittura e conservano cronache scritte della loro storia antica, poemi e leggi in versi, vecchie, dicono, di 6000 anni; anche gli altri Iberi si servono della scrittura, ma non di un'unica forma, né del resto di un'unica lingua".
I Turdetani (o Turduli) abitavano nella zona di Tartesso, la quale, come si è detto, era situata alla foce del fiume Betis (Guadalquivir). I Turdetani possedevano un alfabeto e una lunghissima memoria storica, che testimonia una avanzatissima civiltà. Nella Spagna sud-orientale è stata ritrovata (lontano da Tartesso, ma sempre appartenente alle civiltà ispaniche) una notevole statua che è stata battezzata "la Signora di Elche". La statua è una vera opera d'arte, rifinita accuratamente, grazie alla grandissima perizia del suo autore. Come è stato scritto (libro III, 2.11):
"Non lontano da Castalo si trova il monte da cui si dice nasca il Betis, chiamato Argenteo, per via delle miniere d'argento che vi si trovano. [...] Sembra che gli antichi chiamassero il Betis Tartesso, e Gadeira, con tutte le isole vicine, Erytheia. [...] Poiché il fiume ha due sorgenti, si dice che anticamente, nella terra di mezzo, esistesse una città che si chiamava, come il fiume, Tartesso, mentre la regione si chiamava Tartesside, occupata al giorno d'oggi dai Turduli. Invece Eratostene dice che la regione contigua a Calpe si chiamava Tartesside e che Erytheia si chiamava "Isola Fortunata"".
Qui si ricorda Tartesso come zona mineraria. Inoltre, viene descritta la città come "terra fra i due fiumi", riecheggiando il mito dell'isola Fortunata, una terra ad occidente, identificabile con Atlantide. Le isole Fortunate, per di più, nell'antichità venivano identificate con le Canarie, anch'esse indicate come i resti di Atlantide.
Tartesso quindi era vista nell'antichità come un luogo di immense ricchezze e guadagni, erede di una fiorente ed evoluta civiltà, che precedeva le invasioni celtiche. L'avanzamento culturale della zona, secondo Strabone, risale addirittura al 6000 a.C. e, forse, la civiltà in quella zona della Spagna Occidentale era più antica di quanto mai sia stato detto. Infatti, la posizione atlantica dell'area di Tartesso, la sua estrema antichità e il riferimento platonico a territori atlantidei vicini alle colonne d'Ercole fanno pensare che Tartesso stessa derivi da quella civiltà atlantica conosciuta sotto il termine di Atlantide. Infatti, Atlantide, che estendeva i suoi territori fino all'Egitto e alla Grecia (e quindi, ovviamente, alla Spagna) aveva fondato probabilmente delle colonie sulla costa Iberica, tra le quali Tartesso, per il commercio minerario. Successivamente alla distruzione di Atlantide e alla fine della civiltà precedente, Tartesso deve essere rimasta isolata, ma, a causa dell'abbondanza di materie prime e della sufficiente indipendenza economica, riuscì a mantenere la propria identità culturale, derivata da quella atlantidea. Finché Tartesso restò isolata dalle popolazioni del Mediterraneo, non fu interessata da conflitti. Con l'arrivo dei Fenici, prima, e dei Greci, poi, la città finì col diventare rivale di Cartagine e fu, presumibilmente, da questa distrutta. Con la fine di Tartesso, quella cultura "atlantidea" che ancora sopravviveva scomparve, lasciando solo qualche frammento della sua memoria.
Tuttavia, non è stata ancora fornita risposta ad alcune domande. Le navi di Tartesso, malgrado la scomparsa di Atlantide, ponte verso il "continente opposto", continuavano a fare rotta verso le Americhe? I Cartaginesi, ripercorrendo le rotte tracciate dai naviganti di Tartesso, effettuarono viaggi oceanici, giungendo almeno fino alle Azzorre? La connessione tra Tartesso ed Atlantide è molto probabile e, se un giorno la città di Tartesso venisse ritrovata, fornirebbe le prime vere prove dell'esistenza della mitica Atlantide.
I Greci con la parola Tartesso indicavano l'estremo Occidente, dal quale provenivano i metalli. In un secondo tempo il nome fu localizzato nel Sud della Spagna (Andalusia), regione che tra l'altro nella Bibbia è ricordata con il nome Tarsis, e con la quale addirittura Salomone avrebbe tenuto relazioni commerciali. E' certo che i Fenici ebbero il dominio del Mediterraneo nell'VIII secolo a.C., in seguito a lotte vittoriose contro i Tartessi. Questi riuscirono ancora per breve tempo, durante le lotte tra Tiro e l'Assiria, ad avere un certo predominio. Ma, ricostituitosi l'impero coloniale fenicio, Tartesso le fu sottomessa fino al VI secolo a.C., quando nel panorama mediterraneo subentrò la talassocrazia focea. A questa successe, poi, il predominio di Cartagine, che distrusse Tartesso intorno al 500 a.C. Sembra che l'antica civiltà di Tartesso sin dai tempi preistorici fosse particolarmente evoluta. Gli scavi effettuati da Schulten e Bousar, pur rivelando notevoli tracce di quella civiltà, non arrivarono a scoprire i resti della grande città descritta dal Periplo di Avieno, vale a dire Ona Maritima, localizzata in un punto non ben precisato, vicino al delta del Guadalquivir.

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